Graziano Corelli è un cugino di secondo grado del grande tenore
anconetano, ma la stima intercorsa tra i due ed il rapporto di fiducia creatosi
lungo la carriera, si sono poi tradotti in una sorta di fratellanza a vita. Con
tanta gentilezza e un po' di nostalgia in ricordo dei vecchi tempi, ai microfoni
di Antonio Guida ecco come Graziano ci ha raccontato i momenti più
significativi della vita di uno dei più grandi tenori d'opera del ‘900.
1. Gli inizi di Franco Corelli vedono come epoca gli anni '50. Com'era il
tenore a quei tempi?
Come tutti sanno, il successo gli fu riconosciuto quasi subito,
al che la sua esuberanza non tardò ad evidenziarsi. Posso dire però che è stato
sempre un uomo con la testa sulle spalle: ha cercato di stare bene attento a non
fare passi falsi che avrebbero potuto compromettergli ciò che man mano stava
guadagnando in termini di esperienza artistica.
Presto infatti capì che fare il cantante lirico voleva dire tutt'altro che
cantare e basta, e così entrò in sintonia con il canto recitato e con
l'interpretazione che esigevano i suoi personaggi. Ovviamente non trascurava lo
studio vocale: ricordo che durante lo studio del Poliuto che doveva debuttare
alla Scala nel '60 con la Callas, rimase più di mezz'ora con il suo maestro su
una sola parola che non gli veniva come il suo maestro accompagnatore voleva.
2. C'è stato un momento in cui Corelli ha temuto per il suo futuro di
cantante?
Certo. Ricordo che intorno al primo decennio della sua carriera, nel
'60, stette molto male con la gola e andò a fare una visita specialistica ad
Enna. La diagnosi fu delle peggiori che si potesse aspettare: il dottore gli
disse infatti che le sue corde gravavano in uno stato tale che difficilmente
sarebbe potuto tornare a cantare.
Fortunatamente però non fu così; in realtà la sua laringe era solo troppo
affaticata dagli innumerevoli impegni; il tutto infatti si risolse dopo un breve
periodo di riposo.
3. C'era un artista al quale Corelli si ispirava?
Forse non tutti lo sanno: Corelli è stato un grande estimatore di
Aureliano Pertile. Diceva che il “modo di cantare” di questo tenore, si
avvicinava molto al suo.
4. Che rapporto aveva Corelli con la sua voce?
 Direi piuttosto burrascoso! Tutt'oggi Corelli è apprezzato per essere
stato anche un grande tecnico, ma per raggiungere quei risultati ha sudato ben
più di sette camicie; spesso infatti, quando studiava, lui voleva una cosa e la
voce gli e ne dava un'altra! In effetti, c'è da rendersi conto che domare quella
“canna” non doveva essere per niente una cosa semplice!
5. Ce lo racconta un aneddoto che non sa nessuno?
…Una volta eravamo in macchina, lui era al voltante e stavamo andando a
Tabiano Terme ove Franco faceva le inalazioni. All'improvviso un uccellino si
schiantò sul parabrezza della macchina. Franco si fermò, scese dalla macchina e lo
vide morto a terra. Volle restare solo per 5 minuti prima di riprendere il
cammino; probabilmente si sentì colpevole della morte del povero volatile. Poco
dopo risalì in macchina e ripartimmo. Notai che aveva le lacrime agli occhi. Non
vi era dubbio che avesse un carattere estremamente sensibile.
6. Come si poneva al suo pubblico?
A tale domanda le rispondo dicendole che lo stesso Corelli più volte mi
diceva che io e lui avevamo due cose in comune: e cioè che nel nostro lavoro
volevamo dimostrare agli altri con i fatti ciò che poi ricevevamo in cambio. Nel
caso suo quindi, aveva un grande rispetto per il pubblico al quale voleva
appunto dimostrare di aver saputo guadagnare tutti gli applausi che gli
facevano. Allo stesso momento però era un uomo che si faceva rispettare e non
era certo il tipo che le cose le mandava a dire.
7. …E il Corelli privato?
Be il Corelli privato era il solito “Orso” che preferiva stare ben alla
larga dalla mondanità e dal chiasso. Specialmente quando il suo nome divenne di
una certa importanza, preferiva non farsi vedere per non essere “usato”; era
facile infatti attingere pubblicamente alla sua fama e raccontare bugie in giro.
Ricordo una volta, un soprano si vantò di aver studiato con Corelli quando in
realtà aveva sostenuto una semplice audizione senza aver mai avuto alcun
rapporto di studio con lui.
8. Ha mai steccato Corelli in teatro?
Steccato proprio no, mi ricordo però il 10 Agosto del '76, (proprio
durante la recita del suo “commiato”) nel duetto finale del terzo atto della
Bohème, “filò” troppo “…alla stagion dei fior”, provocandone la rottura
del filato. Si udì subito un boato generale tra il pubblico seduto, seguito da
un grande applauso ma nulla di più.
9. Tutt'oggi si raccontano delle leggende “di teatro” che dicono che
Corelli prendesse dei medicinali per calmare la sua ansia da prestazione. E'
vero?
Le leggende “di teatro” non si smentiscono mai! Assolutamente no.
L'unica cosa che Corelli prendeva prima di ogni recita, era il chinino, una
sostanza per pulire la laringe.
E' vero però il fatto che fosse una persona particolarmente emotiva e questo lo
si notava direttamente durante l'opera: nel primo atto infatti, non brillava mai
come nel secondo o nel terzo.
10. Perché Franco Corelli non ha mai cantato l'Otello?
E questa è una domanda che si perde nella notte dei tempi, formulata da
innumerevoli critici, melomani e giornalisti.
Non tutti lo sanno, né tanto meno immaginerebbero la risposta, ma fu proprio
Corelli in persona, che in occasione di alcuni festeggiamenti tenuti in suo
onore a Parma nel 2002, rispose che lui non aveva mai vestito i panni del moro
di Venezia perché la tessitura di tale opera non era ben conciliabile con le
tessiture del repertorio francese del quale era un grande estimatore nonché
interprete. In parole povere, lo fece per salvaguardare la sua voce da una
tessitura che avrebbe potuto procurargli qualche “noia” tecnica quando poi
avrebbe ripreso i “pentagrammi francesi”.
11. Come ci ricorda il ritiro di Franco Corelli?
Lo ricordo benissimo. Eravamo nel camerino quella sera dopo la prova
generale della Norma del 1975 a New York quando disse che dopo la
Bohème dell'anno dopo, si sarebbe ufficialmente ritirato. Disse che la
motivazione principale di tale scelta stava nel fatto che la sua carriera gli
era costato la cosa più cara per lui: la liberà.
A tal proposito mi ricordo un altro piccolo aneddoto: una volta, lui aveva 82
anni, ed era già ammalato. Eravamo a Milano e andammo in un parco di betulle a
fare una passeggiata, all'improvviso, mentre passeggiavamo lentamente nel parco,
Franco spiegò le braccia e si mise a correre contro le betulle. Io restai fermo
a guardare quella corsa contro il niente, che in realtà sembrava una corsa a
braccia aperte contro la libertà che egli aveva sempre sognato ma che ben poche
volte nella sua vita aveva vissuto. Non ultimo, le rinunce: Corelli infatti
diceva che questa è una professione che, per essere svolta nel migliore dei modi,
necessita di rinunce e sacrifici, per non ammalarsi e rendere sempre il meglio.
Per tali motivazioni, il tenore decise così di ritirarsi dopo solo 25 anni di
carriera.
12. Com'era il Corelli cantante negli ultimi anni della sua vita?
Negli ultimi anni di vita Corelli cantava, ma non si faceva sentire mai
da nessuno. Voleva essere ricordato per quello che era stata la sua voce e non
per quello che era diventata. Gli era costata troppo cara la carriera e la fama
che si era costruito e per tale non gli andava far notare il Corelli anziano
nella “fase discendente”
13. Oggi, sedicenti esperti di canto (qualche foniatra compreso), dicono
che una voce come quella di Corelli o della Callas, non avrebbe più un tale
successo perché è cambiato il modo di cantare l'opera. Qual è la sua opinione in
merito?
Aggiungerei anche che diversi dicono che le voci buone non ce ne sono più.
In realtà non è che non ci sono più; ci sono, ma non vengono coltivate o
preparate nel giusto modo, spesso poi accade che magari un debuttante non vede
l'ora di raggiungere la vetta più alta della propria carriera e così trascura lo
studio, sbarrandosi automaticamente la strada.
Poi mi dico assolutamente contrario al parere che mi ha citato, perchè se in
teatro un domani, un qualsiasi pubblico avrà la fortuna di assistere ad un
artista dalle innate qualità interpretative, unite ad una surreale vocalità che
spazia dalle smorzature fino ad acuti sfolgoranti come li aveva Corelli o la
Callas, io personalmente credo che sia umanamente impossibile astenersi
dall'applaudirlo.
14. Se Corelli fosse ancora vivo, chi dovrebbe ringraziare oggi per la
carriera che ha fatto?
Anzitutto dovrebbe ringraziare la cocciutaggine e il rigore che aveva
nei confronti di questa professione, quindi se stesso; poi sicuramente il tenore
Giacomo Lauri Volpi, con il quale Corelli studiò a lungo per eliminare
quel fastidioso “Caprinare” della sua voce, e non ultimo, la moglie, che gli è
stata sempre accanto in qualsiasi circostanza della sua vita e della sua
carriera.
…PARLA UN ALLIEVO DI FRANCO CORELLI
Il dott. Luigi Zoboli, oggi avviato avvocato di Genova, oltre ad essere
da sempre un fan sfegatato di Franco Corelli, nei primi anni 90 è stato
anche uno dei suoi allievi; rapporto che poi si è trasformato in una grande
amicizia tra i due. Con tanta simpatia, ecco come ha descritto ad Antonio Guida
il Corelli didatta:
1) Avvocato Zoboli, Come ce lo racconta il Corelli insegnante di canto?
Corelli era un uomo dotato di un particolare senso dell'umorismo, era
divertente, scherzoso e amava la vita come pochi, ma quando si trattava di
studiare canto diventava di un rigore unico. La linea didattica che seguiva lui
si basava sulla scuola di Garcia e definiva la respirazione non come il punto di
partenza del canto ma come una caratteristica subordinata a ciò che si stava
cantando.
2) Come mai poi lei ha deciso di non seguire più la strada del canto?
Perché poi dopo alcuni anni di studio ho capito che…”un mediocre
avvocato canta bene, ma un mediocre tenore canta male!” e così ho deciso di
scegliere la professione del legale che oggi mi da tante soddisfazioni
3) Lei oltre ad essere un allievo di Franco Corelli per diversi anni, è
stato anche un grande amico. Ce lo racconta un particolare evento che si ricorda
che vi ha visti protagonisti?
Era Capodanno 2003 e Corelli lo trascorreva a casa mia a Genova.
All'improvviso non si sentì bene, al che lo accompagnai all'ospedale. Subito
l'infermiere di turno lo ricoverò in una stanza nella quale non mi fecero
entrare. Franco però, sentendosi solo, disse all'infermiere che io ero suo
nipote e se per tale potevo restare vicino a lui. L'infermiere acconsentì e mi
venne a chiamare fuori. Dopo che entrai nella stanza, istintivamente mi venne di
dire “Come sta maestro?”, al che l'infermiere perplesso, guardò Corelli e
gli disse: “Maestro? Ma non mi aveva detto che era suo nipote?” e Corelli
rispose: “Beh si, ma sono stato anche il suo maestro alle scuole elementari!”.
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