Intervista ad Antonio Juvarra - La tecnica del belcanto all'italiana dei grandi cantanti
Gloria Bellini, 07/08/2009
In breve: Con la professionalità che lo contraddistingue Antonio Juvarra ha rilasciato ai microfoni di Liricamente un'intervista davvero molto interessante che in cui si mettono a nudo gli aspetti principali della
tecnica di canto all'italiana, la tecnica dei grandi cantanti del passato come Pavarotti, Caballé, Tito Schipa.
"Il canto e le sue tecniche", "Lo studio del canto", "Riflessioni figurate sul canto", "I segreti del belcanto"...
questi sono i titoli dei trattati di canto scritti da Antonio Juvarra, baritono e docente di canto che ha fatto dello
studio e dell'insegnamento della tecnica vocale la sua professione.
Con la professionalità che lo contraddistingue ha rilasciato ai microfoni di Liricamente un'intervista davvero molto
interessante in cui si mettono a nudo gli aspetti principali della tecnica di canto all'italiana, la tecnica dei grandi
cantanti del passato come Pavarotti, Caballe, Tito Schipa.
Proprio in memoria di quest'ultimo, il maestro Juvarra terrà nei primi giorni di settembre un'interessante masterclass a Bari,
organizzata dall'Accademia Hamadeus in collaborazione con il tenore di grazia Federico Ragusa.
1) Gent.mo Mº Antonio Juvarra ci racconti in breve la sua carriera da
cantante e da insegnante di canto.
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Intervista a Antonio Juvarra (13 MB)
Io ho avuto una carriera doppia da cantante (baritono) in parallelo allo studio
e all'insegnamento della tecnica vocale.
Le tappe principali della mia carriera da cantante sono state “Le nozze di
Figaro” alla Scala con la direzione di Riccardo Muti e molte recite di Bohème in
Germania con Rudel.
Già da studente rimanevo insoddisfatto dalle risposte che ricevevo dagli
insegnanti in merito ai quesiti che ponevo circa la tecnica di canto, quindi ho
testato diversi insegnanti sia in Italia sia all'estero facendomi un'idea meno
soggettivistica che di solito si ha della tecnica vocale.
2) Passando da un insegnante ad un altro non si rischia di confondersi
le idee? Si, infatti, questo non può avvenire prima di due o tre anni di studio.
In questo modo si riescono a focalizzare certi aspetti della tecnica vocale,
dopodichè rimanere con un solo insegnante, secondo me, è limitante, perchè ogni
docente privilegia un solo aspetto della tecnica. Siccome la tecnica, come la
vita, è basata su una relazione bipolare, tra opposti, si rischia di trascurare
elementi importanti.
Inoltre, ogni insegnante tende a mettersi in risalto per certe conquiste
tecniche che tende ad esaltare, come se volesse apporre un "marchio di
fabbrica", ed in questo modo rompe l'equilibrio tra i vari aspetti della tecnica
che devono convivere.
3) Lei ha scritto diversi trattati di canto. Cos'è che l'ha spinta a
scrivere questi trattati? Ho visto che chi parlava di tecnica vocale in modo autorevole (almeno
qui in Italia) non era un cantante.
Spesso erano libri di carattere storico o libri che presentavano e ponevano
sullo stesso piano diverse tesi di canto alcune esatte, altre errate, quindi
lo studente non poteva rendersi conto di quali fossero gli aspetti corretti e
quali no (mi riferisco al libro della Meragliano Mori "Coscienza della voce":
sicuramente un libro ben fatto, ma tende ad essere troppo rispettosa anche di
tesi strampalate poste sullo stesso piano di tesi corrette) .
4) Cos'è per lei la tecnica del canto? Mi rifaccio ad un pensiero di Mancini che dice: "L'arte del canto
consiste nel trovare e nel mettere in luce la natura profonda". La tecnica non è
una protesi della natura, ma è un modo per far emergere la natura profonda della
voce. Solo in questo modo si può "cantare bene" da tutti i punti di vista:
tecnico, espressivo, estetico. Diversamente, ci troviamo sempre di fronte a
surrogati.
5) Quindi la tecnica, secondo lei, dovrebbe valorizzare la natura? Si, è come se in noi fosse nascosto un "cantante automatico" che non può
agire perchè abbiamo abitudini fonatorie che sono dei semplici riflessi
incondizionati, pertanto questa natura profonda non emerge normalmente perchè la
fonazione normale non è quella del canto, è come se non fosse necessaria. La
tecnica consiste nel risvegliare e far emergere questo "cantante automatico".
6) Quand'è che una persona può ritenersi di aver assimilato una
tecnica, quando risulta un canto naturale? Si, quando c'è un adeguato equilibrio acustico tra le componenti
principali della voce: la rotondità, la morbidezza e la brillantezza, quando
queste tre componenti sono fuse ed hanno un rapporto armonico. Avere un rapporto armonica significa che tutte le componenti hanno la
stessa importanza e sono interindipendenti, cioè ognuna è
autonoma ma collabora alla creazione del risultato finale che acusticamente è
superiore alla somma delle singole componenti.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi viene accentuato un aspetto a scapito
degli altri. Per esempio, in questo periodo, si accentua in modo eccessivo la
brillantezza del suono avanti a scapito della morbidezza.
Bisogna distinguere la brillantezza naturale dalla brillantezza artificiale. La
brillantezza naturale in termini assoluti è meno brillante della brillantezza
artificiale, perchè la prima è fusa con la morbidezza, però questo dà luogo al
canto sul fiato con una risonanza libera, mentre l'altra dà come risultato un
suono forzato.
7) E' per questo quindi che oggi "non ci sono più le grandi voci",
perchè vengono costrette? Si, è così, e tutto ciò è causato da un'errata concezione della
respirazione.
8) Anche leggendo i suoi trattati emerge il fatto che la tecnica oggi
difetta nella respirazione. In una scala da 1 a 100, quanto è importante per la
tecnica la respirazione?
Un 70%. Nell'affermare questo sono in linea con la tradizione di canto
all'italiana.
9) Ci parli un po' della tecnica di canto all'italiana: attira
milioni di studenti stranieri nel nostro Paese per apprenderla. In cosa consiste
la tecnica di canto all'italiana? Paradossalmente la tecnica di canto italiana è qualcosa che non si trova
in Italia, ormai siamo arrivato a questo!!!
Magari può essere un possesso istintivo di un pianista accompagnatore, di un
singolo insegnante di canto anche non prestigioso che ha ereditato questo tipo
di suono, ma presso molti insegnanti di canto quotati e anche molti cantanti
famosi che si mettono ad insegnare è totalmente travisata da interpretazioni
personali o influenze estranee a questa tradizione.
Essenzialmente la tecnica vocale italiana è una tecnica classica che consiste
nel mettere in luce la natura profonda del cantante facendo in modo che questo
si fonda con un gusto estetico classico mediterraneo dell'equilibrio,
dell'armonia, della serenità.
Perchè questo avvenga occorre avere una concezione chiara dal ruolo svolto dalle
cavità di risonanza, dalla dizione, dalla creazione dello spazio di risonanza.
Io mi baso molto sulla formula di Pacchiarotti (n.d.r. celebre cantante) che chi sa ben respirare e ben
sillabare saprà ben cantare!!
In effetti il canto all'italiana è questa fusione, questa relazione magica che
si stabilisce tra il lavoro di sintonizzazione acustica svolto dalla corretta
dizione (non nel senso dell'accademia d'arte drammatica o del declamato, ma del
semplice dire, del parlare fluidamente sul fiato) e il fiato. Riuscire a mantenere nella
scansione delle sillabe la stessa fluidità e semplicità di quando si parla fa sì
che si mantenga la risonanza libera.
Che ruolo ha in tutto questo la respirazione?
La respirazione deve creare uno spazio di risonanza duttile, non rigido e non
statico e che non corrisponde alla massima apertura della gola.
Molto spesso, invece, il concetto di gola aperta viene interpretato e realizzato
come "apertura massima della gola", ma è sbagliato perchè questa apertura
massima rigida della gola blocca la scioltezza dei movimenti articolatori che
non possono più creare la sintonizzazione del suono libero "a fuoco".
A questo punto si creano le compensazioni: o si aumenta artificialmente
l'appoggio o si accentua la posizione in avanti della voce. Viene quindi a
mancare l'equilibrio avanti-indietro che quando funziona viene percepito come
semplicità, fluidità e naturalezza, non qualcosa di coatto.
10) Ci fa qualche nome di cantante che applica la tecnica di canto
all'italiana? Pavarotti senz'altro, Montserrat Caballé, Tito Schipa, Aureliano Pertile
nonostante non avesse uno dei timbri più felici che poteva indurre a
interpretare male quello che faceva.
Al giorno d'oggi percepisco che la didattica insiste troppo sull'ossessione del
suono avanti e su un eccesso dell'appoggio rigido, di un appoggio muscolare che
non è emanazione naturale di un atto respiratorio libero e non serve a creare
una risonanza libera, anzi blocca la risonanza e costringe a spingere: è come
andare in macchina con il freno a mano tirato!
11) Siccome ha appena nominato Tito Schipa, volevo ricordare che il prossimo settembre, in collaborazione con il tenore Federico Ragusa, terrà a Bari un corso proprio in memoria di questo grande cantante, in cui si parlerà della
tecnica di canto all'italiana. Si, si, insisto molto su questo concetto di canto all'italiana, perchè
purtroppo è spesso travisata. Si vedono infatti spesso bocche a trombetta, facce
con smorfie e contrazioni focalizzate, o corpi irrigiditi da uno pseudo
appoggio... siamo completamente lontani da una tecnica di canto all'italiana!
12) Premettendo che ogni persona ha un percorso di apprendimento
individuale, in media, secondo lei, quanto tempo ci vuole per acquisire una
buona tecnica? Dipende molto appunto dalla duttilità, dalla sensibilità,
dall'intelligenza dell'allievo. In molti casi, nonostante una buona voce, si
insiste per molto tempo e magari non si hanno risultati, in altri casi, invece,
in circa tre anni si forma una buona base studiando quotidianamente.
All'inizio non si pretende di avere subito dei risultati "roboanti", ma poi
con il tempo si raggiungono ottime sonorità.
Purtroppo oggi si pretende di ottenere un volume notevole subito e certi
metodi sbagliati sembrano delle autostrade che portano lontano e ad avere una voce potente subito, che però si rivelano col tempo dei
vicoli ciechi. Il procedimento naturale avviene anche nell'ambito della
vegetazione: il suono giusto all'inizio è percepito come insignificante,
leggero, però con un suo focus naturale non spinto, una suo fluidità
inconfondibile che poi cresce, si sviluppa e dà origine anche al suono
drammatico.
Questa è una caratteristica interessante della tecnica italiana, percui anche le
voci drammatiche non devono cantare in modo "drammatico", ma devono affrontare
la tecnica vocale con un senso di legato morbido tranquillo, poi, in base allo
strumento che si possiede, si otterrà il risultato di una voce drammatica,
lirica. Questo è un equivoco in cui cadono molti: che i cantanti drammatici
debbano cantare con un tono più perentorio, deciso rispetto invece ad una voce
lirica... no, l'appoggio è lo stesso.
L'esercizio principale della tecnica di voce all'italiana è la messa di voce:
questa intuizione per cui il suono vero nasce dal nulla. Non nasce già grosso,
grande, importante, ma nasce come qualcosa di infinitesimale che poi cresce si
sviluppa mantenendo però le caratteristiche della fluidità e della leggerezza.
13) Cosa consiglia ai giovani che desiderano risolvere i problemi di
tecnica vocale, respirazione, a chi si devono rivolgere? Come fare a riconoscere
un bravo insegnante? Il primo test è quello della facilità e della comodità: il risultato
giusto è il rapporto tra l'insegnante che dice se il suono è giusto da un punto
di vista acustico e l'allievo che dice che la posizione è comoda. Se non c'è
questo incontro, l'insegnante deve rivedere il suono analizzato e non insistere
come fanno in molti dicendo che la comodità verrà successivamente. Il suono vero
dev'essere percepito subito come comodo. Può non essere grande, ma deve essere
comodo, diversamente è un suono sbagliato.
Un criterio per giudicare l'insegnante è stare attenti se ci sono delle
localizzazioni, se l'insegnante insiste su particolari zone dello strumento per
indurre determinate tensioni che possano irrigidire la cavità di risonanza.
14) Per essere un buon cantante non basta una buona tecnica, oggi si
ricercano dei buoni interpreti... lei cosa ne pensa? Quell'elemento in più di interpretazione personale al canto non è che
non esita più... esiste, ma talvolta è bloccato da un'errata concezione della
tecnica.
Anche i cantanti che sembra che cantino bene da un punto di vista tecnico possono
risultare inespressivi perchè non hanno la loro libertà espressiva è limitata da preoccupazioni tecniche.
La tecnica vocale giusta alla fine si condensa in 2-3 riferimenti, altrimenti il
cantante non ha più la libertà per esprimere. La tecnica vocale giusta alla fine
si esprime come semplicità dei riferimenti tecnici che essenzialmente sono:
- la percezione dell'altezza naturale del suono puro (dell'attacco del suono)
- la giusta respirazione prima dell'attacco del suono.
Quando il cantante non attacca il suono in modo giusto, deve apportare delle
compensazioni che gli tolgono la libertà del corpo e la libertà espressiva.
Ecco quindi perchè sussiste la critica di oggi che i cantanti non sono più
espressivi, diversamente dai cantanti degli anni '30 che avevano una semplicità
di emissione e si caratterizzavano proprio per la loro naturalezza e semplicità
e quindi anche espressività.
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