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Esperienze di vita 3.

Daniela Favi Borgognoni, 05/11/2007

In breve:
Gli studi di canto in Accademia.

Di seguito una nuova pagina del diario "Esperienze di vita" che racconta il lungo viaggio di una cantante lirica.


Eccoci al consueto appuntamento con esperienze vissute nel mondo del canto.
Vi ho già detto quanto importanti siano stati gli insegnanti del conservatorio e dell'accademia nella mia formazione musicale e ancora grazie a questi miti che riaffiorano nella memoria di un periodo entusiasmante.
Non vi nascondo che il passo tra studente e cantante è stato enorme ed assai faticoso, ma si sa a vent'anni si scalano anche le montagne!

Quello che non finirò mai di raccomandarvi è di avere un obiettivo concreto e di mettercela tutta per raggiungerlo; il mio è sempre stato molto ambizioso ed insieme modesto.

Imparare a cantar bene è sempre stato il mio sogno e dopo aver imparato, a mie proprie spese, che per fare il Cantante oggi non basta cantar bene, ma occorrono tante altre cose che non voglio elencare, adesso il mio obiettivo è “Insegnare a cantar bene” e devo dire che questo lavoro mi dà un sacco di soddisfazioni.
Ma torniamo al dunque.

Quando terminai gli studi ed ottenni il diploma di canto. Cominciai a guardarmi intorno per capire quel che dovevo fare.

Ero ancora giovane, quindi non me la sentivo di prendere in mano la valigia e cominciare la vita del giramondo, ma ancor più perché qualcosa mi diceva che avevo ancora molto da imparare per potermi proporre come interprete.
Così decisi di continuare a studiare (mia madre si sentì male quando glielo comunicai) e con quello che guadagnavo come “Artista del coro” mi iscrissi ad una Accademia di canto lirico.

Per accedervi dovetti sostenere un'audizione (era a numero chiuso) e quello fu l'inizio di un calvario che durò diversi anni, nel senso che il percorso delle audizioni è assolutamente inevitabile per i comuni mortali (Leggetevi pure tutta l'ironia del caso!).

Foto di archivio di una lezione di cantoSuperata la prova, mi trovai a dover frequentare questa accademia pullulante di studenti stranieri e poco socievoli che ti guardavano con diffidenza e salutavano a malapena.
Le lezioni erano molto frequenti ed avevamo l'obbligo di assistere a tutte, pena l'esclusione.
C'erano diversi corsi da dover frequentare: Tecnica, Spartito, Interpretazione, Musica da camera, perfino Ginnastica e la mitica Arte scenica e Dizione. (Figurarsi con tutti quegli stranieri!).
Le prime lezioni, ci servirono per capire quale doveva essere il nostro percorso, ma il peggio arrivò quando iniziarono le lezioni in cui ognuno di noi doveva cantare davanti a tutti gli altri.

Sapevamo di essere privilegiati per il fatto di essere allievi di questa accademia rinomata in tutto il mondo, ma le dolenti note giunsero quando mi resi conto che dei 60 allievi ero forse la peggiore!(sic)

Questo non mi scoraggiò, anzi mi servì da sprone per cercare di migliorare ed arrancavo al fianco dei miei colleghi che si cimentavano in arie difficilissime. Che volete che vi dica, li invidiavo, si, perché loro cantavano tutto quello che io avrei desiderato e non riuscivo. Dovevo fare qualcosa.
Ripercorsi mentalmente il cammino fin lì fatto elencandomi i pro ed i contro.

Il lavoro di Artista del coro (che svolgevo segretamente) mi permetteva di rendermi conto che effettivamente ero molto lontana dalla meta, mentre i miei compagni già possedevano quel non so che di artistico che a me mancava in toto. Ero sempre molto scolastica in più ero consapevole di avere una voce esile ed assai poco comunicativa.

Di carattere introverso e poche parole, i miei insegnanti si accorsero presto del disagio che pativo e devo dire che ognuno di loro, senza che gli altri lo sapessero, si presero cura dell'ultima della classe.
Cominciò così un periodo di riflessioni e durissimo lavoro; non mancavo mai alle lezioni anche dei miei compagni perché sapevo che avrei potuto imparare anche solo ascoltando.

 
 
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