Commento al documento: Artisti: liberi professionisti o dipendenti? Questo è il problema!
Nome: | luca favaron | Professione: | cantante | Località : | Venezia | Ringrazio Liricamente per il Suo contributo in materia, come sempre sintetico, lucido ed educato (cosa non scontata, in rete si riscontra un'aggressività crescente). Contribuisco a mia volta dicendo che a mio avviso il tema è travisato. La legge in questione nasce perché, in passato, il permesso concesso da alcune Fondazioni Lirico Sinfoniche ad alcuni professori d'orchestra di suonare al di fuori dell'azienda, si è tradotto in costi aggiuntivi per l'azienda medesima. Ciò naturalmente non deve più accadere. Però la legge in questione colpisce indiscriminatamente tutti e tutte le modalità, ivi compreso, ad esempio, l'artista del coro che, per incrementare il proprio salario (corrono tante leggende: vi sono Fondazioni lirico sinfoniche in cui un artista del coro percepisce 1500/1600 euro mensili - rammento, per chi non sapesse, che nelle Fondazioni lirico sinfoniche, si lavora tutti i giorni, cioè è un lavoro "normale"; vero che c'è chi prende meno in Italia, ma non sono i 3000 di cui ogni tanto qualcuno favoleggia e può accadere che un cantante con famiglia abbia bisogno di arrotondare quella cifra), accetta piccoli impegni fuori orario di lavoro (senza quindi incidere sulla produttività ed economia della propria azienda), spesso compensati con cifre fra i 150 e i 300 euro. Quindi è di questo che stiamo parlando, non di Muti o di rinunciare al posto per andare a fare i solisti free lance (a questo proposito, mi si perdoni, appare ingenua la frase "Se sono bravi, non avranno difficoltà"...vi siete guardati un po' attorno? Si lavora molto meno e si guadagna molto meno di lustri fa: conosco tanti amici bravi che non riescono a lavorare). Vietare questo tipo di modesta integrazione mi sembra francamente insensato. Allo stato attuale, non si può fare nemmeno il concertino per la casa di riposo. Fra l'altro, tutti sanno che i dipendenti delle Fondazioni che svolgono anche un po' d'attività "fuori" sono costretti a mantenere una forma "solistica" e quindi anche la Fondazione ne ha un ritorno qualitativo. Quindi la legge dovrebbe, a mio avviso, sancire semplicemente che la Fondazione può concedere il permesso per lavoro autonomo solo ove questo non comporti aggravi economici per l'azienda. Grazie per la cortese attenzione. Luca | Torna al documento: Artisti: liberi professionisti o dipendenti? Questo è il problema! |
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