Gent.ma Sig.ra Campolonghi,
innanzitutto buongiorno, e grazie di avere commentato l'articolo.
Prima di risponderle ho riletto molto attentamente la mia recensione e non credo assolutamente di avere diffamato alcuno, né di essere pilotato, né di non essere sufficientemente documentato, né di avere scritto quelle che lei definisce “cavolate”.
La diffamazione è un'espressione che porta lesione all'onore o al diritto privato di una persona. Quanto da me scritto non rientra nella fattispecie. Anzi, poiché ho vissuto dietro le quinte per diversi anni, comprendo la difficoltà di tutti gli artisti di mettersi in gioco durante uno spettacolo, e proprio per questo cerco sempre motivazioni che vadano oltre l'incapacità. Non ho mai scritto, in nessun pezzo, che una persona non sa fare il proprio lavoro. Allo stesso tempo devo trovare un equilibrio con chi ha pagato il biglietto ed è desideroso di leggere quanto provato nel proprio cuore la sera della rappresentazione. Capisco molto bene che abbiate lavorato con tanta dedizione e tanta umiltà, ma ciò non è sinonimo di un buon risultato, ma soltanto di tante buone intenzioni. Vorrei precisare che all'interno dell'articolo sono presenti espressioni che indicano chiaramente quanto sia alto il mio rispetto nei confronti di ognuno di voi. Purtroppo, come dice un vecchio proverbio, non tutte le ciambelle riescono col buco.
Inoltre, la mia recensione, non è stata pilotata da alcuno. Chi mai avrebbe dovuto chiedermi di scrivere certe cose? Soprattutto per il fatto che alcuni di voi sono dei miei carissimi amici, altri dei rispettosissimi conoscenti. Vorrei anche precisare che io e lei ci conosciamo, che spesso ci incontriamo a teatro salutandoci cordialmente e scambiando piacevolissime opinioni. Probabilmente non ha collegato il mio nome al mio volto. Sarei stato pilotato se avessi scritto critiche molto positive sul conto di amici e conoscenti, ma ne sarebbe andata della mia credibilità. Al contrario credo di essere una persona molto onesta e sincera, ecco perché ho comunque scritto quanto pensavo. È fastidioso, è vero, ma totalmente corretto.
Infine, leggendo anche i commenti che si è scambiata con il Sig. Marco, credo opportuno scrivere alcune precisazioni. Lei scrive: “il balletto dei Lombardi richiede odalische che danzano movimenti liberi dai canoni accademici e non coordinati come il lago dei cigni, le vergini come la partitura richiede sono meste e si muovono lentamente” e su questo credo che siamo tutti perfettamente d'accordo. Ma sappiamo tutti molto bene che anche durante l'improvvisazione le posizioni del corpo di un danzatore sono fondamentali. Le mani, le braccia, la schiena, le gambe, i piedi, sono ciò che differenziano un danzatore professionista da un mimo o un figurante. Nessuno vuole dare la colpa a lei o al corpo di ballo, poiché nessuno spettatore può essere in grado o avere gli strumenti di capire se il mediocre risultato ottenuto è stato a causa dell'insegnate, del ballerino, della mancanza di tempo, della mancanza di soldi, o di qualunque altro motivo. Qui si è voluto scrivere solamente che ciò che si è visto non era affatto piacevole.
Procedendo "mi dispiace di non aver insegnato alle mie allieve la riverenza corretta”. Come già detto sopra, molto probabilmente l'errore non è il suo, ma di una serie di situazioni concomitanti.
Ancora: “Il mio lavoro è continuamente sottoposto al giudizio di grandi maestri poiché nel corso della mia carriera ho formato molti professionisti e nessuno di loro ha mai rilevato tale incompetenza”. Infatti nessuno ha mai voluto rilevare incompetenza nel suo insegnamento, ma solamente la mal riuscita di una serata. Conosco molto bene il suo lavoro. Ho visto numerose opere liriche con sue coreografie e altrettanti spettacoli di danza. Ho anche il piacere di essere molto amico di alcuni suoi vecchi allievi e che oggi fanno il suo stesso mestiere. Anche loro sono dei grandi professionisti, esattamente come lo è lei. Ma nel mio articolo non ho recensito la sua carriera, bensì la serata de I Lombardi.
Spero di avere chiarito le incomprensioni. Ad ogni modo sono totalmente disponibile ad incontrarla personalmente. Magari dal nostro incontro potrebbe scaturire un'interessantissima intervista da pubblicare. Come già detto ci conosciamo, anche se non c'è frequentazione, amo il suo lavoro e tutto ciò che ne consegue. Ma proprio come dico ai miei amici, non tutto può riuscire bene, come pure non tutto può piacere a chiunque, altrimenti non si potrebbe più parlare d'arte, bensì bisognerebbe parlare di mera standardizzazione. |